mercoledì 5 maggio 2010

Basaglia piace solo in TV?

E’IN DISCUSSIONE UN PROGETTO DI LEGGE PER MODIFICARE LA LEGGE 180 E LA PSICHIATRIA ITALIANA
Nel silenzio generale, in questi giorni è in calendario alla Commissione Affari Sociali della Camera un progetto di legge che, se approvato, cambierà in modo drastico la psichiatria italiana.
Come utenti dei servizi psichiatrici e come familiari, siamo molto preoccupati.
Tre punti , in particolare, ci allarmano.
  1. L’articolo 11 (Ciccioli C. 2065) intende introdurre il TSOP, Trattamento Sanitario Obbligatorio Prolungato. Se passa questo progetto, sarà (di nuovo) possibile rinchiudere per 6 mesi, rinnovabili per altri 6 mesi, rinnovabili per altri 6 mesi… una persona che rifiuti le cure, per “curarla e riabilitarla”. I luoghi di queste cure possono essere istituti privati. Si tratta di una noma in totale contrasto con il principio che anima la legge 180
    “11. È istituito il trattamento sanitario prolungato (TSOP) senza consenso, finalizzato al ricovero di pazienti che necessitano di cure obbligatorie per tempi prolungati in strutture diverse da quelle previste per i pazienti che versano in fase di acuzie, nonché ad avviare gli stessi pazienti a un percorso terapeutico-riabilitativo di tipo prolungato. Il TSOP ha una durata di sei mesi e può essere interrotto o ripetuto. Il TSOP è un progetto terapeutico prolungato, formulato dallo psichiatra del DSM in forma scritta, nel quale sono motivate le scelte terapeutiche vincolate e non accettate dal paziente a causa della sua patologia. Il TSOP è disposto dal sindaco entro quarantotto ore dalla trasmissione del progetto da parte dei DSM ed è approvato dal giudice tutelare.
    Il TSOP è finalizzato alla possibilità di vincolare il paziente al rispetto di alcuni princìpi terapeutici quali, l’accettazione delle cure e la permanenza nelle comunità accreditate….” (Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica. Ciccioli C. 2065 )

  2. L’articolo 7 vuole allungare i tempi previsti per il TSO, trattamento sanitario obbligatorio, dai sette giorni della legge attuale a 30 giorni, rinnovabili.
    “7. Il TSO per malattia mentale dura trenta giorni e si applica con la procedura di cui all’articolo 35 della legge 23 dicembre 1978, n. 833….”(ibidem)

  3. Nel progetto di legge il TSO e il TSOP sono effettuati anche in istituti privati.
    “Il TSO può essere effettuato:a) in condizione di degenza ospedaliera,nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura b) in fase di prosecuzione della degenza, anche presso altri centri accreditati rispetto a quelli di cui alla lettera a….”
    ….
    Il TSOP è finalizzato alla possibilità di vincolare il paziente al rispetto di alcuni princìpi terapeutici quali l’accettazione delle cure e la permanenza nelle comunità accreditate….”
Cerchiamo di spiegare i motivi del nostro allarme
Il TSOP – nuovi piccoli manicomi?
Innanzitutto, ha tecnicamente senso parlare di “cura” della malattia psichica contro la volontà del paziente, che viene rinchiuso a questo scopo?
E’ su questa domanda che si gioca la differenza tra chi crede che la malattia psichica sia curabile anche solo con i farmaci, e chi invece ha dimostrato che oltre ai farmaci è indispensabile una relazione tra paziente e medico basata sulla fiducia e sulla parola. Senza, non è possibile un miglioramento profondo e duraturo della condizione del paziente. La guarigione inizia con la consapevolezza del disturbo da parte della persona, e con la condivisione del percorso di cura. Come puo’ stabilirsi un rapporto di fiducia con chi ti toglie la libertà? E quale riabiIitazione puo’ avvenire nella costrizione? La chiusura dei manicomi partiva dal principio che non è possibile curare senza libertà. Questo progetto rischia di portare alla ricostruzione di tanti “manicomi diffusi”.
Il TSO a 30 giorni
Il TSO non è uno strumento terapeutico; serve per il momento acuto, in cui la persona non si rende conto del suo stato e puo’ essere di danno a se’ o ad altri. Appena calmata la situazione di emergenza, inizia il lavoro degli operatori per ottenere il consenso alla cura. Inoltre, in caso di necessità anche con la legge attuale è possibile prolungare il TSO oltre i 7 giorni. Quale è dunque il senso di alzare a 30 giorni il periodo stabilito, se non quello di rendere piu’ facile ed automatico la contenzione del paziente?
La privatizzazione
Qual è la necessità di privatizzare i luoghi in cui si effettuano i trattamenti sanitari obbligatori? Il TSO è un intervento molto delicato, spesso doloroso e traumatico, che deve durare il meno possibile, per essere sostituito da una cura concordata con il paziente. Ma questo principio contrasta con il fatto che, inevitabilmente, il privato trae profitto dal prolungarsi delle degenze, e questo, come minimo, va a minare la fiducia del paziente rispetto alla situazione in cui si viene a trovare.
Sappiamo che la incompleta applicazione della legge 180 lascia sole molte persone, molte famiglie, e puo’dare alle persone un senso di insicurezza.
Non crediamo assolutamente, pero’, che la soluzione sia la riforma di una legge che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l Unione Europea indicano come modello da seguire.
La 180 deve trovare gli strumenti, anche culturali, per essere completata e applicata diffusamente. Come pazienti e familiari sappiamo bene che il percorso di riabilitazione che la legge 180 prefigura, quando è davvero applicato, è lungo e faticoso, richiede impegno e lavoro da parte degli operatori, dei pazienti, dei familiari, e anche della società, che si assume il disturbo psichico come un problema da affrontare e non da nascondere.
Ma sappiamo anche che rispetto al disturbo psichico non esistono facili scorciatoie, neanche quelle che sembrano piu’ “rassicuranti”.

4 commenti:

  1. Già sette giorni sono un insulto... Non tanto per la necessità di cura, ma per quello che in quei 7 giorni succede ai ricoverati per TSO... Vogliamo dirlo? Vengono sedati, legati, drogati in tutti i modi... Non parliamo poi di quelli che invece di accettare tutto supinamente, si permettono di ribellarsi e magari di "sputare" le schifezze che gli vengono propinate... E se si contesta un infermiere? o uno Psichiatra? Lo sappiamo cosa succede? Quali sono i diritti in un bunker discreto chiamato "Reparto di Psichiatria"? senza parlare dei soprusi psichici che subiscono da quelli con il camice bianco... Ovvio, qualcuno di per bene e di rispettoso dell'umanità di questi "pazzi" c'è, e faremmo bene a non fare troppa generalizzazione... Ma se ci sono davvero, questo è il momento perfetto per tirarsi fuori e dire "io non ci sto"... Gli Psichiatri e gli Infermieri/personale che lavorano nei reparti psichiatrici sono altrettanto stressati e ben più "impermeabili" di quanto non lo siano i "Pazienti" (mai parola fu più azzeccata)... Impermeabilità "necessaria"? Non credo, è il modello che è sbagliato... Avrei tante cose da dire, da puntualizzare... Mi fermo qui, per il momento, e seguo con piacere il vostro blog e se possibile anche la radio... Grazie di cuore.

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  2. Non vedo dove sia il problema. Noi famiglie di psicolabili (pericolosi socialmente) finalmente respireremo un po'. Mio cognato ha picchiato varie volte me e mia moglie. Ho reagito fisicamente anch'io. Che devo fare? Ora che vengano messi in strutture adeguati questi malati lo trovo giusto. Chi non vive sulla pelle queste situazioni può solo fare filosofia spicciola.

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  3. Caro anonimo, è proprio perché ho vissuto queste situazioni sulla pelle che mi esprimo in tale modo... Non intendo certo sostenere che il problema vada lasciato alle famgilie, soprattutto in caso di violenze... Ma ancora meno accetto quello che i "violenti" subiscono da psichiatri e infermieri... Psicologicamente e fisicamente... Girare le spalle al problema e scaricare a psichiatri repressori il compito di toglierci da davanti gli occhi questi personaggi è quanto di più nazista si possa concepire oggi, in questa banale società democratica... La solidarietà a chi è lasciato solo con questi problemi va data senza remore, e io la do, eccome... Peccato però che nei reparti psichiatrici si sospenda la dignità che è dovuta anche a queste persone in difficoltà... Altrimenti facciamoli fuori... Basterebbe avere il coraggio di dirlo. Dichiararlo. Non vogliamo impicci... Non dico a te, anonimo. Dico che il messaggio che passa è ancora questo, altro che fiction su Basaglia... Ripeto, siccome il problema lo vivo sulla pelle, so benissimo qual'è il trattamento che si riceve nei reparti psichiatrici. E so qual'era l'idea di Basaglia, che non è stata supportata. Meglio farci una bella fiction da sabato sera, e poi sentire quella specie di disgusto passando per caso davanti alle porte di un reparto psichiatrico. Io non mi capacito. Non capisco. La soluzione dei mali complessi della psiche sarebbe il TSO? Ripeto, ancora fino allo sfinimento: capisco benissimo la frustrazione e il disagio dei "sani" che oggi come oggi sono pressochè abbandonati e devono gestire qualcosa di incontrollabile... Ma, c'è nulal da fare, bisogna che tutti, ripeto, tutti ce ne facciamo carico... Delegare ad altri, e che altri (salvo le benedettissime eccezioni) significa condannare a torture indicibili gente che già soffre pene difficilmente comprensibili... E io, avendo visto da vicino la Psichiatria ufficiale all'opera, non intendo abdicare...

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  4. Che poi, non so, forse io sono troppo estremo nei miei giudizi... Ma vorrei mi si spiegasse qual'è la motivazione "ufficiale" che ha portato il legislatore a dare il potere sul TSO al Sindaco, dio mio... Un sindaco può essere un salumiere come un ingegnere civile... Per restare in categorie "lavorative"... Se poi volessimo scendere nelle categorie "umane"... Io vivo al nord: qui l'80 % dei sindaci non ha altra idea di società che quella che gli suggerisce il "profittometro". E' questo il personaggio giusto per decidere, sia pure co-adiuvato da psichiatri (dei quali diffido, avendoli visti all'opera). Non so, forse è la mia immaginazione che corre troppo, ma l'immagine che mi viene in mente è davvero quella di un far-west... Lo sceriffo lo fa il sindaco... Il "boia" (niente di mortale, per l'amor di dio... ma di estremamente violento si) è il nostro psichiatra... inoltre, sappiamo qual'è il criterio con cui gli psichiatri vengono assegnati ad un territorio? E' sempre quello... I migliori, quelli che magari io non ho trovato, operano nelle grandi realtà, quindi nei centri... E i malati, anche temporanei, che vivono alla periferia di questo sistema, cosa trovano? Se proprio va bene trovano una brava persona, che però non ha nessuna idea di quello che fa... Se va male, si trova il tipo di psichiatra "gaio" che non conosce altro metodo se non quello di sedare ogni tipo di paziente, magari neppure guardandolo in faccia... E non parlo di disturbi gravi: trattano così anche semplici depressioni.
    Ho quasi timore nell'andare a cercare le risposte a queste domande... Ma è necessario...

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