Sulla scia della puntata precedente si continua a parlare della legge 180, con un approfondimento. E con un’intervista al dott. Annibale Fanali, che mette a disposizione la sua esperienza per chiarire quali sarebbero le conseguenze delle variazioni alla legge. Le canzoni sono scelte con un occhio di riguardo al tema trattato.
venerdì 21 maggio 2010
venerdì 14 maggio 2010
(1 stagione) Puntata 23 del 14 maggio 2010
Si continua a parlare di giovani. In questa puntata si fa conoscere il centro sociale di Pisa “Rebeldia”, tramite un’intervista. E poi si porta a conoscenza una proposta di legge, che voleva modificare la famosa legge 180. Si propongono delle riflessioni fatte a proposito dalla redazione di “Collegamenti”.
venerdì 7 maggio 2010
(1 stagione) Puntata 22 del 7 maggio 2010
Grazie alla ricerca fatta sulle proposte della regione per i giovani, siamo venuti a conoscenza di varie iniziative, delle quali si offrono due interviste in questa puntata. Le musiche sono gentilmente scelte da Luca
mercoledì 5 maggio 2010
Basaglia piace solo in TV?
E’IN DISCUSSIONE UN PROGETTO DI LEGGE PER MODIFICARE LA LEGGE 180 E LA PSICHIATRIA ITALIANA
Nel silenzio generale, in questi giorni è in calendario alla Commissione Affari Sociali della Camera un progetto di legge che, se approvato, cambierà in modo drastico la psichiatria italiana.
Come utenti dei servizi psichiatrici e come familiari, siamo molto preoccupati.
Tre punti , in particolare, ci allarmano.
- L’articolo 11 (Ciccioli C. 2065) intende introdurre il TSOP, Trattamento Sanitario Obbligatorio Prolungato. Se passa questo progetto, sarà (di nuovo) possibile rinchiudere per 6 mesi, rinnovabili per altri 6 mesi, rinnovabili per altri 6 mesi… una persona che rifiuti le cure, per “curarla e riabilitarla”. I luoghi di queste cure possono essere istituti privati. Si tratta di una noma in totale contrasto con il principio che anima la legge 180
“11. È istituito il trattamento sanitario prolungato (TSOP) senza consenso, finalizzato al ricovero di pazienti che necessitano di cure obbligatorie per tempi prolungati in strutture diverse da quelle previste per i pazienti che versano in fase di acuzie, nonché ad avviare gli stessi pazienti a un percorso terapeutico-riabilitativo di tipo prolungato. Il TSOP ha una durata di sei mesi e può essere interrotto o ripetuto. Il TSOP è un progetto terapeutico prolungato, formulato dallo psichiatra del DSM in forma scritta, nel quale sono motivate le scelte terapeutiche vincolate e non accettate dal paziente a causa della sua patologia. Il TSOP è disposto dal sindaco entro quarantotto ore dalla trasmissione del progetto da parte dei DSM ed è approvato dal giudice tutelare.
Il TSOP è finalizzato alla possibilità di vincolare il paziente al rispetto di alcuni princìpi terapeutici quali, l’accettazione delle cure e la permanenza nelle comunità accreditate….” (Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica. Ciccioli C. 2065 )
- L’articolo 7 vuole allungare i tempi previsti per il TSO, trattamento sanitario obbligatorio, dai sette giorni della legge attuale a 30 giorni, rinnovabili.
“7. Il TSO per malattia mentale dura trenta giorni e si applica con la procedura di cui all’articolo 35 della legge 23 dicembre 1978, n. 833….”(ibidem)
- Nel progetto di legge il TSO e il TSOP sono effettuati anche in istituti privati.
“Il TSO può essere effettuato:a) in condizione di degenza ospedaliera,nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura b) in fase di prosecuzione della degenza, anche presso altri centri accreditati rispetto a quelli di cui alla lettera a….”
…. Il TSOP è finalizzato alla possibilità di vincolare il paziente al rispetto di alcuni princìpi terapeutici quali l’accettazione delle cure e la permanenza nelle comunità accreditate….”
Cerchiamo di spiegare i motivi del nostro allarme
Il TSOP – nuovi piccoli manicomi?
Innanzitutto, ha tecnicamente senso parlare di “cura” della malattia psichica contro la volontà del paziente, che viene rinchiuso a questo scopo?
E’ su questa domanda che si gioca la differenza tra chi crede che la malattia psichica sia curabile anche solo con i farmaci, e chi invece ha dimostrato che oltre ai farmaci è indispensabile una relazione tra paziente e medico basata sulla fiducia e sulla parola. Senza, non è possibile un miglioramento profondo e duraturo della condizione del paziente. La guarigione inizia con la consapevolezza del disturbo da parte della persona, e con la condivisione del percorso di cura. Come puo’ stabilirsi un rapporto di fiducia con chi ti toglie la libertà? E quale riabiIitazione puo’ avvenire nella costrizione? La chiusura dei manicomi partiva dal principio che non è possibile curare senza libertà. Questo progetto rischia di portare alla ricostruzione di tanti “manicomi diffusi”.
Il TSO a 30 giorni
Il TSO non è uno strumento terapeutico; serve per il momento acuto, in cui la persona non si rende conto del suo stato e puo’ essere di danno a se’ o ad altri. Appena calmata la situazione di emergenza, inizia il lavoro degli operatori per ottenere il consenso alla cura. Inoltre, in caso di necessità anche con la legge attuale è possibile prolungare il TSO oltre i 7 giorni. Quale è dunque il senso di alzare a 30 giorni il periodo stabilito, se non quello di rendere piu’ facile ed automatico la contenzione del paziente?
La privatizzazione
Qual è la necessità di privatizzare i luoghi in cui si effettuano i trattamenti sanitari obbligatori? Il TSO è un intervento molto delicato, spesso doloroso e traumatico, che deve durare il meno possibile, per essere sostituito da una cura concordata con il paziente. Ma questo principio contrasta con il fatto che, inevitabilmente, il privato trae profitto dal prolungarsi delle degenze, e questo, come minimo, va a minare la fiducia del paziente rispetto alla situazione in cui si viene a trovare.
Sappiamo che la incompleta applicazione della legge 180 lascia sole molte persone, molte famiglie, e puo’dare alle persone un senso di insicurezza.
Non crediamo assolutamente, pero’, che la soluzione sia la riforma di una legge che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l Unione Europea indicano come modello da seguire.
La 180 deve trovare gli strumenti, anche culturali, per essere completata e applicata diffusamente. Come pazienti e familiari sappiamo bene che il percorso di riabilitazione che la legge 180 prefigura, quando è davvero applicato, è lungo e faticoso, richiede impegno e lavoro da parte degli operatori, dei pazienti, dei familiari, e anche della società, che si assume il disturbo psichico come un problema da affrontare e non da nascondere.
Ma sappiamo anche che rispetto al disturbo psichico non esistono facili scorciatoie, neanche quelle che sembrano piu’ “rassicuranti”.
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