L’istituto Lama Tzong Khapa nasce nel 1977 negli spazi di quella che per molto tempo era stata una tenuta agricola. La famiglia proprietaria, in seguito alla conversione al buddhismo dei due figli, donò la struttura con le relative terre circostanti alla comunità buddhista, che grazie al lavoro dei volontari ristrutturò gli spazi per ospitare il centro di studi che tuttora è presenta a Pomaia, nelle colline pisane.
Il Lama Tzong Khapa non è un monastero ma un centro di studi, dove si tengono diversi corsi che attengono alla psicologia e alla filosofia buddhista ma anche altri che sono seguiti anche da chi non è interessato alla religione ma solo al benessere del corpo e dello spirito, dalla meditazione, allo yoga al tai chi. Il vero e proprio monastero sorgerà nei prossimi anni a circa 2 km dall’istituto, nell’area della ex cava di Poggio alla Penna.
In una bellissima giornata di maggio abbiamo avuto l’opportunità visitare l’istituto di Pomaia per incontrare alcuni personaggi, ognuno dei quali ci ha regalato un po’ del suo tempo e della sua conoscenza per raccontarci aspetti molto interessanti della vita nel centro e della filosofia buddhista, tutto nello splendido contesto dei giardini del centro, tra stupa, bandiere di preghiera e imponenti sculture colorate.
La teoria della reincarnazione nella filosofia buddhista
Franco Fiorentino, ricercatore spirituale e studioso di filosofia buddhista
Per il buddhismo tutti noi rinasciamo, come è vero che anche la nostra presenza qui è il frutto di precedenti reincarnazioni. La reincarnazione è da intendersi come un continuum della mente, che sopravvive al corpo. Mentre tutti però rinasciamo senza controllo, i grandi meditatori quando lasciano il proprio corpo lo fanno invece in modo controllato, e il desiderio di tornare sulla terra a insegnare ancora li porta a scegliere volontariamente una rinascita a seconda del luogo dove più c’è bisogno di loro. Come riconoscere la reincarnazione di un maestro? Alcuni, come il Dalai Lama, lasciano delle indicazioni sul punto di morte, altrimenti esistono dei monaci che hanno il potere di fare delle divinazioni e figure che corrispondono a dei veri e propri oracoli che, entrando in trance, riescono a trovare delle risposte. Individuata poi la reincarnazione vengono fatte delle prove sottoponendo alla persona alcuni oggetti appartenuti alla precedente vita.
Salute mentale e salute fisica, una questione di attitudine
Geshe Tenzin Tempel, maestro residente dell'istituto Lama Tzong Khapa
Le emozioni negative come rabbia, frustrazione, attaccamento, invidia, ansia, odio, tristezza, ma anche un’attitudine negativa alla vita e la tendenza all’autocommiserazione sono i principali nemici del nostro benessere mentale e quindi della nostra felicità e della nostra salute. Noi come umani tendiamo a fossilizzarci sul passato e a preoccuparci per il futuro. Dobbiamo invece staccarci dal nostro passato perché non abbiamo più modo di cambiarlo, l’unica cosa che possiamo fare è imparare da esso per migliorarci e non ripetere i nostri errori; non dobbiamo pensare al futuro perché non abbiamo gli strumenti per controllarlo, quindi bisogna concentrarci sul qui e ora, sul presente, che è l’unica cosa che possiamo vivere, possibilmente nel migliore dei modi. In poche parole il segreto è pensare positivo, questo aiuta la mente e quindi anche il corpo, che è in stretta connessione con essa.
Il sentiero graduale verso l’illuminazione
Carla, monaca buddhista
Il sentiero graduale verso l’illuminazione parte da una condizione iniziale in cui la mente è in subbuglio, che poi è la condizione di tutti noi umani. Gradualmente si esplorano tutti gli stati nevrotici della mente, cioè le problematiche relative a rabbia, attaccamento, orgoglio, invidia e tutte le nostre emozioni incontrollate. Impariamo per prima cosa a focalizzare questi stati per poi elaborarli fino alla loro scomparsa, prima parziale e poi totale, raggiungendo quella che viene chiamata la vacuità, cioè la consapevolezza dell’inesistenza intrinseca dei fenomeni. I fenomeni - sia esterni che interni, come il nostro senso dell'Io - non sono intrinsecamente esistenti, questo è un modo illusorio di leggere la realtà che genera solo sofferenza. In realtà essi sono solo il frutto di relazioni dipendenti, sono un "sorgere dipendente", il frutto di relazioni, di assemblaggi.
Completare questo percorso serve a sviluppare la realizzazione, prima intellettuale e poi esperienziale, e quindi arrivare alla grande compassione, un’attitudine di cuore aperto verso tutti gli esseri, indistintamente, vedendoci tutti all’interno di un’esperienza universale nel tentativo comune di superare la sofferenza e trovare la felicità. In questo senso infatti siamo tutti uguali, condividiamo tutti lo stesso destino nell’universo e aspiriamo tutti alla felicità, e per farlo dobbiamo trovare il modo per controllare la nostra mente e liberare il suo potenziale.
L’attaccamento, l’attaccarsi alle relazioni convincendoci di trovare in esse ciò di cui manchiamo è una delle più comuni distorsioni mentali. Noi abbiamo già tutto dentro di noi, ma non riuscendo a penetrare questa nostra essenza potente proiettiamo sull’altro le qualità che noi pensiamo di non avere. In realtà quello che proiettiamo sull'altro sono i nostri bisogni, i nostri pensieri e non lo riconosciamo. Pensare che l’appagamento possa venire dall’esterno crea una dipendenza, che a sua volta si trascina dietro la possessività, la gelosia e altre dinamiche mentali che snaturano il rapporto rendendolo insano e alla lunga poco appagante. Riconoscendo dentro di noi le qualità che pensiamo di non avere se non succhiandole dall’altro allora la relazione può essere completa, autentica, vera, soddisfacente e fondata su un amore incondizionato, sul desiderio di rendere l'altro felice.
Insomma, questa giornata ci ha fatto capire il potenziale della nostra mente e l’importanza di tirarlo fuori per la nostra felicità e quella degli altri. Ma forse niente può descrivere meglio il nocciolo della filosofia buddhista che un pensiero lasciato da Lama Thubten Yeshe, fondatore dell’istituto Lama Tzong Khapa come di tanti altri centri di studio in America e in Europa:
Quando studiamo il buddhismo, stiamo studiando noi stessi, la natura della nostra mente. Invece di concentrarci su qualche essere supremo, il buddhismo si occupa di questioni più pratiche, come ad esempio in che modo vivere la nostra vita, come educare la nostra mente e come rendere la nostra vita quotidiana pacifica e sana. In altre parole, il buddhismo dà grande importanza alla conoscenza basata sull’esperienza diretta, alla saggezza piuttosto che a una visione dogmatica. Infatti, noi non consideriamo il buddhismo una religione in senso stretto, gli insegnamenti buddhisti appartengono maggiormente al campo della filosofia, della scienza e della psicologia.
La mente umana cerca istintivamente la felicità. Orientali, Occidentali: non c’è differenza, facciamo tutti la stessa cosa. Può essere molto rischioso orientare la vostra ricerca della felicità esclusivamente verso il mondo sensoriale perché su di esso non avete alcun controllo. Ora, non pensiate che il controllo sia una mania orientale o una fissazione buddhista. Tutti abbiamo bisogno di controllo, specialmente chi vive in un contesto fortemente materialista. Psicologicamente, emotivamente, siamo troppo coinvolti dagli oggetti del nostro attaccamento e, dal punto di vista buddhista, questo è l’effetto di una mente malata. Sapete già benissimo che il solo sviluppo tecnologico e scientifico non sono in grado di soddisfare i desideri del vostro attaccamento o risolvere i vostri problemi emotivi. Ciò che l'insegnamento del Buddha vi mostra è la natura peculiare del potenziale umano, la capacità della mente umana. Quando si studia il buddhismo, si impara che cosa si è e come svilupparsi ulteriormente; invece di enfatizzare una sorta di sistema di credenze soprannaturali, i metodi buddhisti insegnano ad acquisire una profonda comprensione di se stessi e di tutti gli altri fenomeni. Non importa se siete credenti o non credenti, religiosi o atei: è fondamentale che scopriate in che modo funziona la vostra mente perché altrimenti andrete in giro pensando di essere sani, quando in realtà, la radice profonda delle emozioni afflittive, la vera causa di ogni malattia psicologica, è già lì e sta crescendo dentro di voi. E’ per questo che il minimo cambiamento nelle condizioni esterne, anche qualcosa di insignificante, in un attimo vi fa perdere il controllo. Questa per me è la dimostrazione che siete “malati di mente”. Perché? Perché siete ossessionati dal mondo dei sensi, accecati dall'attaccamento e sotto il controllo della causa fondamentale di tutti i vostri problemi: ignorare la vera natura della vostra mente.
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