Fantasmi a Pisa

A Corliano e a Lari sulle tracce di Teresa Scolastica e il Rosso della Paola

Esistono dei luoghi nel territorio pisano che la tradizione vuole siano frequentati da presenze ultraterrene. Due dei posti più suggestivi e in cui gli avvistamenti sembra si verifichino con maggiore frequenza sono la villa di Corliano sul Lungomonte pisano e il castello dei Vicari di Lari. Abbiamo deciso di farci un giro per ripercorrere le avvincenti storie che circolano sui fantasmi che li abiterebbero, ma non senza prima farci dare un’infarinatura sul tema e alcune preziose dritte da Andrea Valtriani, giornalista pisano classe 1983 che ormai da una decina di anni si dedica anche alla ricerca e alla registrazione di presenze e fenomeni paranormali con l’intento di confermare o sfatare le leggende locali. Su questa sua attività Valtriani ha scritto Fantasmi a Pisa (2014), a cui è seguita una riedizione ampliata e approfondita dal titolo Diario di un Ghost Hunter: Fantasmi a Pisa (2021).


La villa di Corliano, un luogo magico



La villa di Corliano, dal Cinquecento proprietà della famiglia Agostini Venerosi della Seta, è un luogo ameno avvolto da un'aurea misteriosa attorno al quale si intrecciano numerose leggende, alcune delle quali rimontano addirittura all'età romana. Tra queste i numerosi avvistamenti legati a Teresa Scolastica, nobildonna ed esponente della famiglia proprietaria della villa qui vissuta tra Settecento e Ottocento, una white lady che svolgerebbe il ruolo di nume tutelare nel luogo che ha tanto amato.

Il fantasma del Rosso della Paola al castello di Lari



Il castello dei Vicari di Lari, una volta smantellati i vicariati come forma di amministrazione, continua ad essere utilizzato come carcere. Il 16 dicembre 1922 vi trova la morte Giovanni Princi detto il Rosso della Paola, un contadino di una quarantina d'anni che, per aver manifestato il suo disappunto verso le autorità fasciste, è arrestato e condotto nel carcere di Lari per essere sottoposto a interrogatorio. Il Rosso morirà misteriosamente nella cella numero 5: il lenzuolo legato al  collo parla di suicidio, ma i numerosi segni di percosse fecero da subito pensare ad altro. Da quel momento molti ritengono di aver avvistato una presenza che proprio la notte del 15 dicembre, anniversario della morte del Princi, si aggirerebbe nei dintorni dell'antico castello.


L’intervista ad Andrea Valtriani



In una soleggiata mattinata di primavera abbiamo incontrato Andrea, che ci ha generosamente regalato preziose informazioni sull’attività di ghost hunting e alcuni aneddoti molto interessanti che hanno saputo soddisfare la grande curiosità che il tema aveva risvegliato in tutti noi.

Ecco alcune delle domande che gli abbiamo posto:


Una domanda di tipo metodologico: qual è la strumentazione necessaria a un ghost hunter?


Sia in Europa che in America alcune università hanno proprio dei dipartimenti specializzati che mettono a punto sia l’impianto teorico sia una strumentazione specialistica quanto costosa. Personalmente cerco di usare del materiale un po’ più avvicinabile economicamente parlando. Durante i miei sopralluoghi mi baso soprattutto sulla rilevazione di campi elettromagnetici e sulle rilevazioni sonore. Oltre a materiale generico come torce e un taccuino per prendere nota di avvenimenti e impressioni, mi sono avvalso di un captatore di onde elettromagnetiche, che registra sbalzi di energia laddove non dovrebbero avverarsi e che quindi possono essere messi in relazione con eventuali fenomeni paranormali, un registratore vocale privo di filtro anti-rumore, per imprimere suoni, parole o frasi che non sono percepibili dall’orecchio umano, una videocamera e una fotocamera senza filtro per i raggi ultravioletti, proprio perché fenomeni di questo tipo si manifestano su frequenze diverse da quelle da noi percepite. In ogni caso consiglio di fare attenzione a quello che si trova in rete - spesso apparecchiature costosissime che promettono senza poi mantenere prestazioni formidabili - e di diffidare dalle applicazioni da scaricare a pagamento sul proprio telefono cellulare. Nutro scetticismi anche sulla capacità di evocare presenze attraverso l’uso di strumenti come la tavola ouija, che è facilmente manipolabile dall’elemento umano.


Nell’immaginario collettivo i fantasmi sembrano avere dei luoghi preferiti come castelli o case abbandonate. Questa visione corrisponde al vero? Più in generale, esistono dei luoghi o dei contesti particolari in cui i fenomeni paranormali si manifestano con più frequenza?


È vero, nell’immaginario collettivo i luoghi infestati per eccellenza sarebbero di questo tipo, però devo dire che a prescindere da quanto un luogo sia evocativo e suggestivo, il discrimine sembra essere di un altro tipo. Gli studiosi hanno trovato una corrispondenza tra la presenza di falde acquifere sotterranee, specie con una grossa componente calcarea, e una maggiore capacità umana di rilevare campi energetici e quindi di avvistare fenomeni paranormali. In quest’ottica, la forte attività registrata presso la villa di Corliano potrebbe essere messa in relazione con le acque termali che alimentavano l’acquedotto romano di Caldaccoli e con la Fonte del Latte, famosa per le sue proprietà galattofore, e anche i sotterranei del Castello di Lari, il cosiddetto Inferno, oggi sono interrotti ma porterebbero a una polla sotterranea d’acqua sorgiva. Un altro luogo  che secondo la tradizione sarebbe particolarmente popolato da fate, spiriti e spiritelli sono le Alpi Apuane, territorio fortemente carsico e ricco di acqua.


Queste presenze e manifestazioni sono legate a morti violente o a situazioni di sofferenza?


No, non necessariamente. Ad esempio, se questo può esser vero nel caso del Rosso della Paola non lo è invece per quello di Teresa Scolastica, che sembra legata alla villa di Corliano da un sentimento di affetto nostalgico per il posto in cui ha felicemente vissuto. Anche le sue manifestazioni sono positive, quasi giocose: è stata sentita ridere, intonare cantilene, alcuni hanno avvertito dei passi come se qualcuno stesse danzando e altri l’hanno vista nelle notti di luna piena guidare un carro trainato da cavalli lungo i viali del parco.


Sembra che la villa di Corliano sia particolarmente popolata da presenze ultraterrene. Confermi questa impressione?


La villa di Corliano è uno dei luoghi che ho avuto modo di visitare con più frequenza, grazie anche alla disponibilità e all’apertura del conte proprietario e del personale che gestisce la parte dedicata all’ospitalità.

Quello è il posto dove ho fatto più rilevazioni, l’ultima delle quali potete trovarla in una puntata di Freedom recentemente andata in onda su Italia 1, e in generale in quel posto ogni poco c’è un nuovo avvistamento. Pochi mesi fa ad esempio due clienti del Relais hanno raccontato di aver incrociato sulle scale un'anziana signora che ha sorriso loro prima di proseguire; confrontandosi poco dopo col personale hanno scoperto però di essere in quel momento le uniche clienti presenti nell’albergo. La cosa curiosa è che tutte le persone che affermano di essersi imbattute nel fantasma di Teresa Scolastica la descrivono esattamente come è rappresentata in un dipinto che la ritrae, anche senza aver mai visto tale dipinto. Devo dire però che Teresa non è l’unica presenza avvistata in villa: ci sarebbero per ora almeno tre donne e due uomini, tra cui anche un soldato napoleonico. Chissà.


Qual è l’esperienza più inquietante, che ti ha spaventato di più?


Senz’altro l’esperienza al castello di Lari è quella che mi ha lasciato più il segno, perché lì ho visto il mio primo fantasma: durante il giro di ispezione, entrando in una delle sale, sia io che il mio collega abbiamo visto in alto una figura ovale, come un’evanescente massa di fumo grigio, che in un attimo è scomparsa attraverso il soffitto. Quella notte è stata davvero molto emozionante, però non parlerei tanto di paura quanto di una sensazione positiva di eccitazione, che ti fa sperare di incontrare presenze anziché desiderare di evitarle.


Con Andrea c’era anche la sua compagna Jessica in veste di testimone oculare, quindi l’ultima domanda la rivolgiamo a lei, per farci raccontare di quella volta in cui dovette rivedere la sua posizione iniziale di grande scetticismo.


Jessica, raccontaci della tua esperienza alla villa di Corliano.


Con Andrea abbiamo organizzato dei tour tematici in villa, delle visite notturne in cui i partecipanti potevano assistere dal vivo alle rilevazioni e alle misurazioni ottenute con l’equipaggiamento che solitamente usa durante le indagini. Proprio al termine di una di queste visite notturne, rimango nel giardino a chiacchierare con uno dei partecipanti, che nel frattempo sta scattando delle foto alla villa col suo cellulare. È in quel momento che entrambi abbiamo un sussulto: dietro alle persiane accostate intravediamo una figura affacciata a una delle finestre del primo piano del Relais. Nella foto scattata dal ragazzo, ingrandendo l’immagine, si vede effettivamente una figura biancastra, non si riesce a capire se maschile o femminile. Un’esperienza che non definirei negativa ma che mi è rimasta sicuramente molto impressa e che mi ha reso meno scettica e più curiosa rispetto al tema dell’ultraterreno.


Sopralluogo alla villa di Corliano: l'incontro con il conte Agostini



Dopo la nostra conversazione con Andrea Valtriani, ci siamo recati alla Villa di Corliano per vedere con i nostri occhi i luoghi di cui ci aveva parlato e farci raccontare le tradizioni e la storia del luogo dal suo attuale proprietario, il conte Agostino Agostini.

Il conte sembra confermare la correlazione tra i numerosi avvistamenti e la presenza di acque sorgive con alta componente calcarea: la villa inizialmente fu abitata dai Venulei, famiglia di origine etrusca che al tempo della colonizzazione romana di Pisa rivestì il ruolo di tribuni e si dedicò alla costruzione di terme e acquedotti. Proprio nei pressi della villa veniva attinta l’acqua sorgiva che alimentava l’acquedotto romano di Caldaccoli con ben due tipologie di acqua: una prima termale, convogliata in città in modo sotterraneo, e un’altra fredda, portata in superficie. Sempre nei pressi della villa esiste poi una fonte chiamata Fonte del Latte, ritenuta miracolosa da quando vi fu battezzato San Torpè, militare romano convertitosi proprio sui Monti Pisani e quindi divenuto martire sotto Nerone. Sembra che quest’acqua abbia proprietà galattofore perché ricca di carbonato di calcio: per secoli, infatti, le puerpere andavano a bagnarsi alla fonte per propiziare la montata lattea. La presenza di acqua sorgiva è testimoniata anche dall’uso che si faceva anticamente della Coffee House: costruita dalla stessa Teresa Scolastica insieme all’architetto Ignazio Pellegrini, questa struttura aveva una funzione termale che, proprio per la particolarità dell’acqua di essere ricca di carbonato di calcio, sbiancava la pelle, al tempo simbolo di nobiltà.

Anche il conte ci ha poi confermato la presenza intorno alla villa di un forte campo elettromagnetico, probabilmente dovuto alla presenza di acqua e calcare, che essendo attraversato da persone particolarmente sensibili potrebbe dare origine a visioni di vario tipo.

Il conte preferisce però parlare della presenza di tradizioni più antiche rispetto a quella ottocentesca dei fantasmi: il “fantasma” di Corliano sarebbe quindi una ninfa - o una fata, come diremmo in tempi più recenti - e la presenza di entità soprannaturali nella villa sarebbe di molto precedente al concetto ottocentesco di fantasma e alla vita di Teresa Scolastica. Già i Venulei dichiaravano di discendere dalla ninfa Venilia, che in qualità di protettrice si trasformava nelle persone che amavano la villa. Il fantasma di Teresa Scolastica potrebbe essere inteso proprio come l’ultima trasformazione della ninfa nella persona che ha più amato ed investito nella villa, una specie di nume tutelare.

Questa ninfa può essere rinvenuta anche negli affreschi cinquecenteschi che decorano il salone dello Zodiaco. Sul soffitto sono raffigurate delle divinità pagane sedute attorno a un tavolo nell’atto di banchettare, nelle quali però si riconoscono i ritratti degli antichi proprietari della villa, assieme a quello di Andrea Boscoli, autore dell'affresco, e di altri membri dell’Accademia dei Risvegliati, un gruppo intellettuale fondato proprio dalla famiglia Agostini. La particolarità di questo affresco è che tutti i personaggi portano, a chiudere il mantello, una spilla raffigurante un piccolo essere alto, che sembra essere la ninfa Venilia, raffigurata anche negli arazzi che decorano lo studio adiacente.



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