CHIESE SCOMPARSE: DOVE, QUANDO E PERCHÉ
La nostra indagine in archivio e sul campo
Questione di metodo
Per la nostra indagine siamo partiti dalla raccolta e l’analisi delle testimonianze sulle chiese in questione. Abbiamo quindi visitato l’Archivio Diocesano, ospitato dal 2001 all’interno dell’ex-limonaia del Palazzo Arcivescovile, dove La dott.ssa Carrara ci ha guidato all’interno dell’enorme patrimonio documentario del centro, che va dalle pergamene di epoca longobarda ai registri delle parrocchie dei giorni nostri, indicandoci i testi che potevano esserci utili nella nostra ricerca.
Un’indagine di questo tipo in teoria dovrebbe prendere in considerazione le notizie che in modo indiretto trapelano dai resoconti delle visite pastorali fatte dall'Arcivescovo a partire da metà Quattrocento per monitorare il territorio: anche se i documenti sono stati prodotti a scopo fiscale e amministrativo, possono essere interessanti anche a livello storico e artistico in quanto vi si ritrovano informazioni che riguardano stato patrimoniale, spirituale, presenza e stato di conservazione dell’immobile e degli arredi in esso contenuti.
Certo, sfogliare i resoconti di tutte le visite pastorali sarebbe stato un vero lavorone; per fortuna c’è chi lo ha fatto per noi. Ci riferiamo a Giuseppe Sainati, autore del Diario Sacro Pisano (1898) e soprattutto a Paolo Tronci, canonico, archivista e vicario capitolare vissuto nel XVII secolo a Pisa che tra le varie attività si dedicò anche alla ricerca storica compilando nel 1643 la preziosissima Descrizione delle chiese, monasteri e oratori della città di Pisa che si trova all’interno dell’Archivio Capitolare. Partendo da questo volume, ampliato nel 1716 da Ottavio Angelo d’Abramo, abbiamo approfondito la ricerca consultando una riproduzione della Pianta Scorzi della prima metà del XVIII secolo e alcuni libri e articoli tra cui:
Fabiana Susini, Chiese non più chiese: il caso urbano di Pisa;
Gianfranco Natale, I teatri anatomici dell’Università di Pisa;
Gabriella Garzella, Pisa com’era: topografia e insediamento;
Fabio Redi, Pisa com’era: archeologia, urbanistica e strutture materiali;
M. Luzzati, San Martino alla Pietra del Pesce e le pescherie o piazze del pesce di Pisa; Francesca Anichini, Gabriele Gattiglia, Nuovi dati sulla topografia di Pisa medievale tra X e XVI secolo. Le indagini archeologiche di Piazza Sant’Omobono, Via Uffizi, Via Consoli del Mare e Via Gereschi. San Felice e Regolo
La chiesa di San Felice era una chiesa medievale del tipo a loggia: al piano terra era aperta su tre lati e sorretta da colonne con capitelli di reimpiego provenienti da edifici romani. Anticamente si trovava all'interno della cerchia muraria altomedievale nei pressi della porta del Visdomino. Fu soppressa nel 1785 e la loggia fu usata per un certo tempo come magazzino. Nel 1864 fu acquistata dalla Cassa di Risparmio di Pisa che vi installò i propri uffici. A quel tempo risalgono le ristrutturazioni che le donano il suo aspetto attuale di impronta neogotica. San Pietro in Padule
La chiesa è attestata per la prima volta nel 1153 ma probabilmente venne fondata nel secolo precedente. Era una chiesa a loggia al cui piano terra si svolgevano le riunioni dei Consoli e delle curie giudiziarie. Rispetto alla sua dicitura, il canonico Tronci, nel suo libro in cui descrive le chiese di Pisa nel Seicento, non riesce a spiegarsi il perché la chiesa si chiami in Padule, cioè in palude, dato che al suo tempo si trovava in uno dei punti più alti di Pisa. Gli studi però hanno trovato che l'area era diventata paludosa nell'Alto Medioevo a causa del dissesto idrologico. Nel 1614 la chiesa cambia nome in Sant'Omobono perché viene concessa all'Università dei Sarti, che lo avevano come patrono. Oggi possiamo trovare i resti dell'edificio all'interno dell'omonima trattoria.
Santa Maria della Neve
Di questa chiesa sappiamo con sicurezza la data di fondazione (1346), perché visibile nell'iscrizione sull'architrave del portale di ingresso. Nell'edificio era conservata la testa di San Cassiano Martire, che veniva portata in processione il 5 agosto in occasione della festa di Santa Maria della Neve, titolare della chiesa. A metà del XVI secolo la chiesa, già sconsacrata, diventa sede del teatro anatomico dello Studio Pisano, perché vicina sia al Palazzo della Sapienza, sede dell'Università, sia all'Arno, attraverso il quale per Carnevale arrivava da Firenze una coppia di cadaveri scelti tra i giustiziati. Dopo la dissezione i cadaveri erano sotterrati nella chiesa per dare loro una degna sepoltura ma questi resti non sono ancora stati ritrovati, nonostante l'edificio sia stato oggetto di scavo, in cui però sono stati rinvenuti i resti di un forno ceramico medievale, visibile ancora oggi al piano inferiore del pub Pick a Flower. Come si legge in un'altra iscrizione sull'edificio, in questo luogo svolse le sue dissezioni anche il famoso anatomista belga Andrea Vesalio.
Il nome di questa antica chiesa medievale a loggia è dovuto alla "pietra del pesce", una lastra di pietra di grandi dimensioni sulla quale si disponeva il pesce da vendere in quello che era il vecchio mercato ittico fino al XVI secolo, prima che fosse trasferito nella zona di Foriporta. Una visita pastorale del 1684 trovava la chiesa già in condizioni disastrose per la vicinanza del pubblico postribolo, e ne descriveva l'atmosfera fatta di "puzzi, strida, spergiuri e bestemmie di giocatori ubriachi e altra gente peggiore". Per questo la chiesa perse la cura delle anime e poi venne sconsacrata nel 1753. Oggi se ne trovano i resti all'interno del negozio Papini. San Jacopo in Mercato
Esistente già dal 1198 come chiesa a loggia al cui piano inferiore si svolgeva il mercato, specie la vendita del pollame. Da qui la sua dicitura di San Jacopo al Mercato o ai Polli. Tutta la zona circostante era vocata al commercio e alle attività artigianali: via Rigattieri ricorda i venditori di abiti usati e tessuti, piazza Cairoli un tempo era chiamata piazza dei Cavoli perché vi si vendeva frutta e verdura; piazza del Pozzetto era una corte privata a cui si poteva accedere per attingere l'acqua pagando un dazio; poco lontano erano la piazza del Grano, quella dei Porci, il mercato del pesce, la via dei Setaioli, la torre dei Vignaioli e poi le attività dei macelli e dei caciaioli. La chiesa perse la cura delle anime nel Seicento e venne sconsacrata nel 1765.
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